sabato 20 agosto 2011

La mano...."invisibile"

In conclusione del precedente post, scrivendo di Adam Smith, mi è ritornato alla mente un pensiero, che naturalmente come mio solito non avevo appuntato, ma che, fortunatamente, il mio cervello aveva riposto in un cassetto pronto a ritornare in vita al minino accenno.
Inoltre, terminato il post, avevo ripreso la lettura de "La trasfigurazione del politico" di Maffesoli e, qualche pagina dopo il punto in cui l'avevo lasciato in precedenza, anche il sociologo francese faceva riferimento ad Adam Smith.
Si vede che è arrivato proprio il tempo di esternare questo mio folle pensiero.
Vediamo se riesciamo a dargli una forma.
Tutto parte dal contrasto fra l'immagine della "mano invisibile" di Smith e la mano creatrice di Giordano Bruno.
Partiamo da Smith. Il padre dell'economia classica usa l'immagine di "una mano invisibile" per spiegare il mercato e il meccanismo della concorrenza.
Gli uomini e i gruppi sono legati essenzialmente da rapporti di scambio nei quali ognuno persegue il massimo soddisfacimento limitando gli sforzi e i costi ed è appunto il meccanismo del mercato e della concorrenza a permettere la prevalenza, nell'insieme di queste micro-azioni di natura squisitamente egoistica, di un interesse collettivo.
Una "mano invisibile" che opera ed equilibria tutto al di là delle intenzioni dei singoli.
Bruno, invece, riprendendo un concetto già presente nella filosofia presocratica, evidenzia che l'uomo si divverenzia dall'animale non solo per l'ingegno ma anche per opera della mano.
L'immagine della mano in Bruno rappresenta la conquista dell'uomo di rendersi artefice della costruzione del proprio mondo. Si evidenzia così un'immagine forte dell'attività umana, del lavoro, della possibilità dell'uomo di costriure, trasformare il reale per adeguarlo a lui stesso.
Quello che mi ha fatto riflettere su questa dicotomia di immagini è soprattutto il fatto che noi viviamo un epoca nella quale la mano creatrice e materiale di Bruno ha lasciato il posto alla mano invisibile di Smith.
Ad insaputa di Smith la sua "invisibilità" ha invaso, paradossalmente, la nostra realtà.
Facciamo un esempio attualissimo. Noi tutti siamo immersi in una crisi economica gravissima e ogni giorno leggiamo sui quotidiani che "le borse hanno bruciato centinaia di miliari di euro".
Eppure, pensandoci bene, dov'è la mano che accende il fuoco, prende i soldi e li brucia?
Non c'è fumo, non c'è calore, non c'è mano.
Mi si obbietterà che questa è solo una metafora ma purtroppo non è proprio così.
Quella mano invisibile che brucia soldi invisibili in roghi invisibili esiste viste le conseguenze nella nostra vita con aziende che chiudono, la disoccupazione che cresce, i servizi statali che saranno via via rimaneggiati.
Altro esempio.
Io faccio un lavoro impiegatizio e se a fine giornata mi si chiede che cosa ho fatto mi rendo conto che tra le mie mani o dinanzi a me non c'è niente.
Durante la giornata ho scritto numeri e parole al computer, ho attivato procedure informatiche, ho stampato fogli di cata (uniche cose materiali) e sicuramente il mio lavoro determinerà conseguenze nella vita delle persone ma comunque tra le mie mani non c'è niente.
Il frutto del mio lavoro è una "conseguenza".
Noi uomini di questa società postmoderna siamo riusciti nell'impossibile, rendere il notro operato immateriale ed invisibile per goderne i frutti o penare per gli errori con il nostro corpo, con la nostra vita.
Ma la vera domanda è: "quando si tratterà di fermare o controllare quest'"invisibilità" ne saremo veramente capaci?"

Nessun commento:

Posta un commento