"Quando passa il gran signore,
il saggio villico fa un profondo
inchino e silenziosamente
scorreggia"
Proverbio etiope [1]
"E poì la gente,
perchè è la gente che fa la storia,
quando si tratta di scegliere e di andare,
te la trovi con gli occhi aperti,
che sanno benissimo che cosa
fare"
La storia - Francesco De Gregori
"Il re è nudo" e quel che è peggio, per lui, parafrasando una famosa battuta di Woody Allen (Dio è morto e anche io oggi non mi sento tanto bene), il re non gode di buona salute.
D'altronde non poteva essere altrimenti visto che il re, il principe, il presidente, il capo, il politico non sono altro che figure laicizzate del "Potere divino".
Ora bisogna capire se morirà di morte naturale o se ci sarà qualcuno che avrà il coraggio di staccare la spina.
Se guardiamo alle epoche storiche passate c'è sempre stato chi ha avuto tale coraggio: Il Popolo.
In questi nostri tempi tragici vi è il ritorno, appunto, del popolo.
Esso è sempre stato visto con sdegno e sospetto da intellettuali, accademici, burocrati, politici "per due ragioni essenziali. Da una parte perchè il popolo si preoccupa senza vergogna di quella che è la materialità della vita; di tutto ciò che è prossimo, potremmo dire, in opposizione all'ideale e al differimento del piacere. Dall'altra perchè sfugge al gran fantasma del numero, della misura, del concetto, che è da sempre quello della procedura teorica".(Maffesoli) [2]
In ogni nostro gesto, parola, pensiero, per quanto razionalmente finalizzato, c'è sempre un'eccedenza, una parte che sfugge a qualsiasi comprensione e che nel suo vibrare ci permette di percepirla, intuirla ma mai concettualizzarla (in un certo senso, in essa, possiamo vedere un'altra forma dei residui teorizzati da Vilfredo Pareto).
Si tratta di un'energia arcaica, primordiale, una potenza, una fonte alla quale si ritorna per rivitalizzarsi.
E' scritto nell'Ecclesiaste: "I fiumi ritornano alla sorgente per scorrere di nuovo".
Il popolo, o quello che definiamo con questo termine, nel bene o nel male, o come direbbe Nietzsche al di là dal bene e dal male, rappresenta, a mio parere, questa eccedenza.
Le effervescenze che si vivono quotidianamente attraverso la musica, lo sport, il ritorno del sacro, l'attenzione alla natura (ecologia), l'attenzione al nostro corpo sono tutte forme di neotribalismo (Maffesoli) che si coagulano nella massa, nel popolo.
Troppo facilmente, a mio parere, sono tacciate di effimero o di vuoto, come accade, ad esempio, alla moda ( il testo di Simmel La moda rappresenta bene come essa non sia solo una forma di conformismo ma una tensione che permette, allo stesso tempo, al soggetto di esprimersi fondendosi ad un gruppo e distingursene individualmente).
Ripeto c'è sempre un'eccedenza, quello che può variare è il suo manifestarsi, il suo essere ombra o luce.
Le ultime manifestazioni degli indignados in tutto il mondo rappresentano bene questa energia popolare.
Si badi bene, se domandi ad uno dei manifestanti perchè protesta ti risponderà per il lavoro, contro la precarietà, per la democrazia, contro la politica, per i diritti e tantissime altre cose giustissime.
Ma se chiedi loro, e se lo chiediamo a noi stessi, che cosa è la democrazia, la politica, il lavoro, i diritti le risposte saranno sicuramente varie e balbettanti.
Giorgio Gaber scrive, con fredda ironia, nel testo "La democrazia": "Io, da quando mi ricordo, sono sempre stato democratico, non per scelta, per nascita".
Questa, però, non è una debolezza.
In ogni nostro gesto, parola, pensiero, per quanto razionalmente finalizzato, c'è sempre un'eccedenza, una parte che sfugge a qualsiasi comprensione e che nel suo vibrare ci permette di percepirla, intuirla ma mai concettualizzarla (in un certo senso, in essa, possiamo vedere un'altra forma dei residui teorizzati da Vilfredo Pareto).
Si tratta di un'energia arcaica, primordiale, una potenza, una fonte alla quale si ritorna per rivitalizzarsi.
E' scritto nell'Ecclesiaste: "I fiumi ritornano alla sorgente per scorrere di nuovo".
Il popolo, o quello che definiamo con questo termine, nel bene o nel male, o come direbbe Nietzsche al di là dal bene e dal male, rappresenta, a mio parere, questa eccedenza.
Le effervescenze che si vivono quotidianamente attraverso la musica, lo sport, il ritorno del sacro, l'attenzione alla natura (ecologia), l'attenzione al nostro corpo sono tutte forme di neotribalismo (Maffesoli) che si coagulano nella massa, nel popolo.
Troppo facilmente, a mio parere, sono tacciate di effimero o di vuoto, come accade, ad esempio, alla moda ( il testo di Simmel La moda rappresenta bene come essa non sia solo una forma di conformismo ma una tensione che permette, allo stesso tempo, al soggetto di esprimersi fondendosi ad un gruppo e distingursene individualmente).
Ripeto c'è sempre un'eccedenza, quello che può variare è il suo manifestarsi, il suo essere ombra o luce.
Le ultime manifestazioni degli indignados in tutto il mondo rappresentano bene questa energia popolare.
Si badi bene, se domandi ad uno dei manifestanti perchè protesta ti risponderà per il lavoro, contro la precarietà, per la democrazia, contro la politica, per i diritti e tantissime altre cose giustissime.
Ma se chiedi loro, e se lo chiediamo a noi stessi, che cosa è la democrazia, la politica, il lavoro, i diritti le risposte saranno sicuramente varie e balbettanti.
Giorgio Gaber scrive, con fredda ironia, nel testo "La democrazia": "Io, da quando mi ricordo, sono sempre stato democratico, non per scelta, per nascita".
Questa, però, non è una debolezza.