domenica 29 gennaio 2012

Lo strano caso del dottor Vladimiro Colloca

Da settimane sui quotidiani, nei Tg, nei programmi di approfondimento, sul web si è moltiplicata esponenzialmente l'attenzione ai furbi, i corrotti, gli evasori.
Improvvisamente, bombardati dai mezzi di informazione, ci si indigna per tutte le ruberie da decenni, per non dire secoli, perpetrate dall'uomo sull'uomo.
Tutti ci scopriamo cittadini onesti e integerrimi e per tale motivo ci arroghiamo il diritto di giudicare e condannare.
Siamo attenti a tutte le notizie che riguardano i furbi e i corrotti per scagliarci contro questa disonestà che sta cancellando la "vocazione naturale" alla vita civile di tutti noi.
Come spesso accade in questi momenti si riapre la "caccia alle streghe" perpetrata in salsa moderna attraverso i media.
Anche il sito dell'Ansa, naturalmente, partecipa attivamente a questa nuova caccia.
Da qualche settimana ha inaugurato una nuova rubrica denominanta "L'Italia dei furbetti".
Il 17 gennaio riportava la storia del dottor Vladimiro Colloca.
Eccome alcuni stralci:
"Milano - Centinaia di anziani con problemi cardiaci del quartiere Niguarda, a Milano, avevano scelto lui soprattutto per due motivi: andava a visitarli anche a casa,  cosa che pochi fanno, e per un controllo prendeva 30-40 euro, cifra molto bassa e fuori mercato rispetto agli altri specialisti. Peccato che Vladimiro Colloca, che passava per un cardiologo molto conosciuto in zona anche dai medici di famiglia che lo indicavano ai pazienti, non abbia mai nella sua vita conseguito la laurea in Medicina e non sia mai stato iscritto all'Albo dei medici.
L'uomo, 58 anni, ha alle spalle dieci anni passati alla Facoltà di Medicina ma senza mai laurearsi (...)
nonostante non abbia mai avuto nemmeno un pezzo di carta per giustificare la sua professione, Colloca è riuscito ad esercitare abusivamente come specialista per 30 anni, dal 1982, fino a che sabato scorso una segnalazione anonima ha raggiunto i carabinieri (...) i militari l'hanno subito verificata (...) e ora è indagato per esercizio abusivo della professione medica e false certificazioni (...) gli inquirenti hanno spiegato che è opportuno che tutti i pazienti che sono stati visitati da Colloca si rivolgano ai carabinieri (...) perchè si sono illusi di essere curati da uno specialista e potrebbero esserci rischi per la loro salute e la necessità di veri controlli medici."
La storia del dottor Colloca (permettetemi di chiamarlo dottore) mi ha fatto motlo riflettere.
Ho immaginato le schiere di persone (mezzo quartiere) che si sono rivolte a lui, agli anziani che avevano trovato un dottore che andava a visitarli fino a casa, ai consigli, agli esami, all'attenzione che avrà rivolto ai suoi assistiti visto che veniva consigliato dai medici di famiglia, all'onorario "fuori mercato" che chiedeva.
Ma lui non poteva, non aveva il "pezzo di carta" e quindi ora dovrà vedersela con la Legge e per di più il suo nome viene inserito nella lunga schiera di furbi che i media, diligentemente, aggiorna quotidianamente per tutti noi.
Sarà che a me questo clima non piace e non mi è mai piaciuta l'ipocrisia tipica dell'uomo della quale (nessuno si offenda) ma noi italiani siamo molto bravi ad esercitarla ma la storia del dottor Colloca serve a poco a darci la nostra dose quotidiana di indignazione.
Personalmente non sono indignato e spero tanto che tutti i pazienti del dottore rispondano all'appello dei carabinieri e si presentino in caserma, forse, solo in questo modo, si scopriranno tante persone curate ed aiutate da questo non-dottore.


sabato 14 gennaio 2012

Scalfiture e incrinature

Ernest Hyde

La mia mente era uno specchio:
vedeva ciò che vedeva, sapeva ciò che sapeva.
In gioventù la mia mente fu come uno specchio
d'un'auto in rapida corsa,
che coglie e subito disperde i tratti del paesaggio.
Poi col tempo
sullo specchio si produssero profonde scalfiture,
tra cui s'insinuava il mondo esterno,
e affiorava il mio io più segreto.
E' questa la nascita dell'anima nel dolore,
una nascita fatta di guadagni e di perdite.
La mente vede il mondo come cosa separata,
e l'anima ne fa un tutt'uno con se stessa.
Uno specchio graffiato non riflette immagini
e questo è il silenzio della saggezza.

(Antologia di Spoon Rever di Edgar Lee Masters)


Ester

I suoi occhi scrutavano la sua anima appesa ad un filo. Entravano dentro di lei sondando le profondità più scure del suo io. Andando giù…sempre più giù.
Quel volto, riflesso nello specchio, le apparteneva. Era la porta del suo essere. Eppure sapeva che una semplice incrinatura dello specchio, non percettibile all’occhio umano, avrebbe distorto il suo cammino, la sua discesa. Sapeva che non era in quel volto riflesso la spiegazione di tutto e sapeva benissimo che quello che cercava era dentro di sè.
Avrebbe dovuto guardare dentro di sè e non attraverso la sua immagine riflessa.

(brano tratto da un mio racconto mai terminato)

Scrissi il capitolo su "Ester", parte di un racconto mai terminato, circa 10 anni fa mentre ho letto, per la prima volta, la poesia di Masters da qualche mese.
E' strano come parole, immagini, sensazioni, simboli, suoni, si ripetano all'infinito accomunando uomini prescindendo da epoche, culture, latitutini e longitudini.
Ci sono istanti in cui Tempo e Spazio sembrano non significare nulla.
Mi è capitato spesso, come credo ad ognuno di voi, di ritrovare fra le pagine di un libro, nel testo di una canzone, nelle parole di un amico, di un estranio, pensieri e sensazioni che sembravano intime e profondamente personali ma che invece, con piccole sfumature diverse, vibrano nella vita di tutti noi.
E' una sensazione strana ma potentissima.
Sembra di essere immersi in una narrazione infinita che ci rende partecipi di un Tutto.
Il tema dello Specchio ( vedi post del 09 agosto 2011) è sempre ritornato costantemente nella mia vita.
Fior di scienziati (psicologi, sociologi, antropologi, filosofi, medici) potrebbero dare mille spiegazioni a questa mia inclinazione ma, come ho anche scritto in altri post, non mi sono mai interessate le risposte alle mille domande della vita ma il cammino e la danza che ti porta e ti fa vibrare fra le sensazioni e le immagini dell'esistere di cui la risposta non è altro che una impercettibile pausa in questo incessante flusso.