giovedì 3 novembre 2011

Il mio blog

Leggendo i commenti e chiacchierando con amici su questo mio blog è sorta in me l'esigenza di meglio specificarerne il senso e la natura.
Da sempre in me è innata un'attenzione alle cose che mi circondano andando sempre oltre all'evidente, alle parole, al puro gesto, al puro atto.
Istintivamente ho sempre sentito la presenza di un oltre che ho cercato di non estromettere dalla mia vita.
Noi tutti viviamo nell'ovvio (v. post del 14/09/2011), nello scontato, la maggior parte dei nostri gesti, delle nostre parole sono per noi chiare e limpide eppure nascondono un universo di senso e di significato che non sempre è così evidente come crediamo.
Io sono stato sempre, istintivamente, attento a questo universo sfuggente e a tratti oscuro e mai ho lasciato che le cose scivolassero nella mia vita senza tentare di osservarle, annusarle, sentirle.
Da sempre ho pensato che non esistono risposte certe e nette alle mille domande che ci poniamo.
Non mi è mai interessata la risposta ma il cammino che da  una domanda ti porta ad essa per riposare un attimo e ripartire per altri sentieri.
Per tale motivo, da anni, ho intrapreso un percorso di studi stanco e saturo delle semplificazioni e delle moralizzazioni che ci assalgono quotidianamente.
Ho iniziato con autori dal pensiero eterodosso, a tratti radicale, e ho continuato assecondando la mia sete in svariati campi (sociologia, filosofia, antropologia, fisica, psicologia, ecc.) trovando in ognuno di essi pensatori dallo sguardo penetrante che mi hanno aiutato a dare una forma più compiuta a pensieri e sensazioni da sempre esistenti in me.
Da qualche tempo, proprio in concomitanza con la lettura del "Metodo" di Morin (che consiglio a tutti) e della conoscenza della cosiddetta "Sfida della complessità" o "Teoria della complessità", mi sono imbattuto nelle lezioni on-line di sociologia del prof. D'Andrea* che mi hanno permesso di trovare una chiave di lettura al mio modo di guardare al mondo.
Da una parte lo sforzo di osservare i fenomeni in una chiave et-et, quindi includente, proprio perchè le nette antinomie, che spesso guidano la nostra vita, sono, per la maggior parte, nostre costruzioni o convinzioni e dall'altra il concetto di contraddittoriale che, come trovate specificato nel piccolo vocabolario incluso nel blog, sta a significare, nell'uso metaforico, un'opposizione che non può essere superata da sintesi successive ma permane generando energia.
Quindi, in questo blog, non troverete altro che miei pensieri e sensazioni che cerco di modellare e di esprimere tenendo conto di questi due concetti per me chiave.
Questo non significa non prendere posizione, come penso si sia notato in alcuni post, ma nello sfumare opposizioni per permettere di esaltare uno sguardo includente e tollerante e, permettetemi, più umano, nel bene e nel male.
Quindi, laddove la scrittura tradirà il pensiero, vi prego di perdonarmi e ringrazio tutti quelli che, con pazienza, vogliono accompagnarmi in questo cammino.


* Le lezioni del prof. D'Andrea le trovate sul sito http://www.sociologica.it/

1 commento:

  1. Caro Francesco, permettimi di chiamarti caro, sento per te un sentimento di affinità elettiva e di condivisione di idee. Sai quanto sia legato al concetto di odori e di sensazioni, e faticosamente cerco di collegarli al mondo reale.Credo che tenere un blog implichi la voglia di ricevere feedback, altrimenti si potrebbe tenere tranquillamente un diario segreto, chiuso nel cassetto. Mostrare le proprie idee è sempre un atto di coraggio, in una civiltà attuale dove si privilegia l'esteriorità all'interiorità, l'avere all'essere. Personalmente sono dell'idea di chiedere perdono e non permesso; partendo da questo assunto ti dico di continuare sulla strada che hai intrapreso, continuando a scrivere anche per me, permettendomi di confrontarmi e crescere nel contradditoriale, perchè è nella differenza di pensiero che troviamo l'energia.

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